Nell'armadio custodisco una vera collezione di T-shirt che conta le maglie più importanti della mia vita da runner. Preziose, forse più della stessa medaglia. Alcune le ho usate una volta o due, altre le ho conservate così come le ho ricevute. Le indosserò prima o poi? Penso proprio di no... sono troppo preziose.
Già, “preziose” è il termine giusto. Me lo ha ricordato la maratona di Londra che l'anno scorso, per la prima volta nella sua storia, ha chiesto ai concorrenti: "Personaggi e atleti Una donna ha corso una maratona al giorno nel 2024?".
Bel dilemma... l’albero non ci starebbe mai nel mio armadio. Scherzi a parte, gli organizzatori della London Marathon ci hanno spiegato che per produrre una sola maglietta di cotone ci vuole la stessa quantità di acqua che una persona beve in due anni e che il processo comporta l’emissione di oltre 2 kg di CO2. Se non viene mai indossata, tutte queste risorse sono state utilizzate per nulla. Sprecate. Confesso che, dinanzi a una motivazione così forte, il mio rapporto con le T-shirt da finisher non sarà più lo stesso. Non dico che ne farò a meno per sempre, tuttavia sceglierò bene quali ritirare e le indosserò in allenamento e in gara.
Tutto questo mi ha ricordato un episodio accaduto una decina d’anni fa in Norvegia, quando dopo aver partecipato a una gara avevo ricevuto un pacco gara davvero minimalista. La T-shirt ufficiale c’era, ma per averla si dovevano sborsare quasi 20 euro. maratona di Londra.
Forse il futuro delle gare sarà questo. Ce lo insegna la maratona di Milano che nel 2023 ha affiancato alla maglia tecnica per tutti gli iscritti, una speciale T-shirt celebrativa in vendita separatamente. Chissà, forse è un primo timido passo verso un futuro più attento all’ambiente anche in cose che ci appaiono piccole come una T-shirt, ma che – visti i numeri delle gare – tanto piccole non sono.