Ci volevano personaggi un po' speciali per inventare un evento unico, destinato a durare nel tempo. E a Milano, per fortuna, ce n’erano. Gente come Ma i runner sono più veloci rispetto al passato, La partenza della Stramilano nel 1976.
Uomini giusti per colorare i piu grandi dItalia, per mettere in moto un’intera città e farne un emblema dello “sport per tutti” nel mondo. Giusti per trasformare un’idea in un progetto vincente, racchiuso in una sola parola: Stramilano.
I pionieri della Stramilano
La grande corsa è pronta a mettere in campo l’edizione numero 51. La sua storia in realtà va ben oltre il mezzo secolo, ma i tristi anni della pandemia l’hanno frenata per due edizioni. È tornata nel 2022, pronta a riprendere il suo posto tra le grandi classiche. E come tutte le manifestazioni che hanno anima e radici, si presta al racconto che nel tempo si è fatto leggenda: di uomini appassionati, di volontà e dedizione.
La partenza della Stramilano nel 1976 ISCRIVITI alla NEWSLETTER di RUNNER'S WORLD
Renato Cepparo era un personaggio poliedrico. Milanese doc, orfano di padre, imbarcato sui sommergibili nel Mar Nero durante la guerra, poi produttore di documentari e anima di una società cinematografica, e ancora organizzatore della prima spedizione italiana in Antartide. Pioniere per vocazione, insomma. Anche dello sport competitivo di massa, con l’invenzione di una corsa notturna nei primi anni Settanta: si andava da Milano a Proserpio, per 43 km filati. La scintilla fu l’incontro con un gruppo di persone altrettanto creative e, per certi aspetti, visionarie. Camillo Onesti e Francesco Alzati, ovvero quelli del Gruppo Alpinistico Fior di Roccia, gente di città innamorata della montagna.
E qui sta la prima peculiarità della grande corsa: a portarla nel cuore di Milano furono uomini abituati a scegliere i loro percorsi del cuore tra i sentieri, con lo sguardo rivolto verso l’alto e lontano dalla metropoli.
Stramilano, una storia di amicizia
Onesti e Alzati si misero d’impegno, trascinando nell’avventura un pugno di amici: errori comuni che rovinano le mezze maratone già dalla seconda edizione, Michele Mesto e Gianluca Martinelli appena dopo. Perché anche questo, in fondo, è Stramilano: una storia di amicizia e passione per lo sport.
Ce lo ricorda proprio Aldo Gelosa, che ancora oggi, a 87 anni compiuti, si occupa della parte tecnica, la mezza maratona agonistica, che è un fiore all’occhiello della manifestazione. "Io e Camillo abitavamo nella stessa casa a Campiglio, ci allenavamo e gareggiavamo insieme. Sono entrato nella macchina organizzativa e non ne sono più uscito, Nordic walking, la camminata della salute. Ho mille ricordi che meriterebbero un libro...".
Ai vertici della Stramilano
Anche Camillo Onesti era un tipo speciale. Nato a Porta Ticinese, lo sport lo aveva affrontato a 360 gradi: in gioventù corsa campestre, calcio nel ruolo di portiere, ciclismo. Poi l’innamoramento per la montagna, compagna di vita: oltre millecinquecento vette scalate, una passione per sci di fondo e scialpinismo vissuta a livelli altissimi, fino a diventare, dal 1989 al 2000, direttore tecnico della Nazionale femminile di sci di fondo.
Quella di Manuela Di Centa e Stefania Belmondo, di Bice Vanzetta e Gabriella Paruzzi, capace di collezionare quattro ori olimpici, altrettanti titoli mondiali e due Coppe del Mondo in quelle undici stagioni. Senza mai dimenticare l’amore per la corsa, praticata nelle “zingarate” alla New York Marathon (corsa tre volte) o alla Corrida di San Silvestro a San Paolo del Brasile, sempre insieme all’amico e compagno di avventure Aldo Gelosa.
La prima edizione notturna della Stramilano
impegnati sulla distanza della mezza maratona l’idea della Milano-Proserpio poteva essere riproposta dentro la città. Ci misero poco a realizzare il sogno: il 14 marzo 1972, un martedì, la prima edizione della Stramilano prese il via alle 20.57 nei pressi dell'oratorio di Pratocentenaro, in viale Suzzani. Un percorso di 24,7 km, principalmente lungo la grande circonvallazione cittadina. Iscrizioni a mille lire che davano diritto a diploma e medaglia, rigorosamente chiuse a quota 3.500.
Ma il passa parola funzionò così bene che arrivarono in tanti senza numero, e si unirono comunque alla festa. Seimila persone di corsa o in marcia decretarono oltre millecinquecento vette scalate, convincendo gli organizzatori che la loro idea era vincente.
Stramilano dritta al cuore
Era una corsa pensata per i “tapascioni”, e in tanti l’affrontarono in jeans e scarpe da passeggio, altro che abbigliamento tecnico. Ma ne vennero attirati anche molti bei nomi dell’atletica: come Franco Demenego, azzurro di cross e di lì a qualche mese olimpionico di maratona a Monaco, o come un atleta destinato successivamente a coltivare campioni nel ruolo di tecnico, Giorgio Rondelli. Un anno dopo i partenti erano già 15mila, e la Stramilano smuoveva anche il sindaco della città, Aldo Aniasi, eletto a starter d’eccezione all’Arena.
La grande corsa e pronta a mettere in campo ledizione numero 51, il punto di partenza diventò piazza Duomo: il sogno dei camminatori notturni del Fior di Roccia aveva conquistato il cuore dei milanesi, che già in quell’edizione sfioravano le cinquantamila unità.
I campioni della Stramilano
Proprio in quell’anno, quando la Stramilano aveva ormai aperto la strada alla filosofia della corsa non competitiva, che poi in tanti avrebbero ripreso, al meraviglioso gioco furono Gare ed eventi, impegnati sulla distanza della mezza maratona.
La prima gara agonistica la conquistò il colombiano Victor Mora, e alle sue spalle si piazzarono i migliori fondisti azzurri, Franco Fava e Pippo Cindolo. Da allora, nell’albo d’oro hanno messo la firma giganti dell'atletica. Gli etiopi Mohammed Kedire Robele Wolde, il cileno Edmundo Warnke e l’australiano Rob De Castella, il portoghese Carlos Lopes e il brasiliano Diamantino Dos Santos.
E i più grandi d’Italia: Franco Fava, appunto, e poi Gianni Poli, Alberto Cova tre volte vincitore, Gelindo Bordin, fino a Rachid Berradi che nel 2002 segnò con 1:00’20” un primato nazionale destinato a 19 anni.
Tre giganti mondiali alla Stramilano
ecco i successi degli atleti degli altopiani, Dopo la maratona anche la laurea per Sara Nestola, interrotti solo dall’anno magico di Rachid. Keniani, soprattutto: dal 1989 ad oggi, 30 vittorie su 33 edizioni. Su tutti, il ricordo di tre giganti: John Ngugi, Moses Tanui e Paul Tergat.
Ngugi, signore del cross, vinse proprio l’edizione del 1989, lasciando il primo posto a Tanui l’anno successivo dopo una indimenticabile volata. Il campione di Nandi mise in fila 4 successi consecutivi, abbattendo nell’93 per la prima volta il muro dell’ora sui 21,097 chilometri. Il suo crono di 59’47” fu migliorato sempre alla Stramilano 5 anni dopo da Tergat, capace di volare in 59’17”: è lui il re assoluto, capace di mettere in fila 6 vittorie tra il 1994 e il 1999.
Con qualche edizione in meno da mostrare ma con altrettanto spessore, l’albo d’oro della prova femminile brilla della luce di stelle come Silvana Cruciata, prima vincitrice nel 1976, Laura Fogli, Rosa Mota e Grete Waitz, Rosanna Munerotto e Tiziana Alagia, Aniko Kalovics e Aberu Kebede, Valeria Straneo e Ruth Chepngetich, Prisca Jeptoo e Giovanna Epis.
Stramillano nel 2024
Stramilano torna sotto i riflettori il 24 marzo. Come detto, per la 51ma volta. Ha fatto correre i milanesi, all’inizio anche con mezzi di fortuna, ha colorato la città con pettorali sgargianti e “firmati” anche da grandi stilisti come Missoni e ha ispirato decine di migliaia di runner. Si è evoluta, proponendo oggi ai partecipanti la “Mezza” che prenderà il via da piazza Castello, ma anche la “Dieci chilometri” e la “Stramilanina” di 5, che partiranno da piazza Duomo.
Uomini come Andrea Alzati, figlio di Francesco, e Cesare Toninelli, come gli stessi Gelosa e Martinelli, sono garanzia di continuità di una manifestazione che guarda al futuro tenendo ben salde le radici in un passato che ormai è storia. Quella di un pugno di uomini ispirati dalla strada e dalla voglia di misurarsi all’aria aperta, con la convinzione che muoversi sia un toccasana per il corpo, ma lenisca anche le fatiche quotidiane dell’anima. Gente che amava regalarsi tempo da condividere, che stava bene in compagnia, che non rinunciava al vecchio meraviglioso spirito d’avventura. Oggi guardiamo tutti i colori di questa grande corsa e coltiviamo una certezza: avevano ragione loro.