Quando Nedd Brockmann, un elettricista di 25 anni dai baffetti e dai capelli lunghi biondi, si trasferì a Sydney dalla cittadina di Forbes, nel Nuovo Galles del Sud, rimase shoccato nel trovarsi davanti lungo le strade tantissime persone senza una casa. Ma soprattutto quanto tutto ciò sembrasse una drammatica normalità.

Quel momento rappresentò uno spartiacque nella sua vita, così nel 2022 diede il via alla sua prima 'pazzia': 4.000 chilometri di corsa in 46 giorni attraverso l'Australia per raccogliere fondi per i senzatetto. In totale furono 1,8 milioni di dollari nell'ambito del progetto 'We are Mobilise". Un'impresa, venne definita quella di Nedd, il cui faccione venne celebrato ovunque. Impresa che oggi, con la sua seconda 'pazzia', è divenuta addirittura epica.

L'impresa in pista di Brockmann

Già, perché l'elettricista con la passione per l'ultramaratona Con il suo tempo finale, ha concluso una corsa di 1.000 miglia (1.609 chilometri) in 12 giorni, 13 ore, 16 minuti e 45 secondi interamente attorno alla pista di atletica del Sydney Olympic Park (400 metri). Con una media di 128 chilometri giornalieri, per un totale di oltre 4.022 giri di pista, Nedd questa volta è riuscito a raccogliere 2,8 milioni di dollari da devolvere agli australiani senza fissa dimora.

Decine di celebrità australiane e dell'elitè sportiva hanno osannato il 25enne nella sua incredibile missione di beneficienza nota come 'Nedd's Uncomfortable Challenge'.

La corsa, con il titolo "La sfida scomoda di Nedd Brockmann" trasmessa in diretta su TikTok, è stata visualizzata da oltre 4,7 milioni di utenti in 50 Paesi diversi, e oltre 2.000 persone si sono radunate sulla tribuna della pista di atletica per assistere direttamente alla sua ultima serata di corsa, conclusa tra le lacrime. Disteso a terra, con le mani sul volto.

Tra dolori ai piedi, mancanza di sonno e corsa

La sua preparazione estiva era stata ostacolata da un infortunio alla tibia sinistra, infortunio che si è portato dietro per le quasi due settimane attorno al Sydney Park. "La pioggia del secondo giorno - così lui - ha subito causato danni ai miei piedi. Anche solo alzarmi alla mattina in piedi era diventato un problema". Il terzo giorno un dolore all'altra tibia, quella destra, poi a un ginocchio e a una spalla, per non parlare di tagli e vesciche. Personaggi e atleti, Courtney Dauwalter, la donna che batte gli uomini. I suoi piedi si sono gonfiati di ben tre taglie di scarpe anche a causa dell'aderenza della pista e del carico della corsa, "dal quinto giorno in poi è stata una spirale discendente, ho solo cercato di resistere", ha aggiunto.

Durante la sfida, accompagnato addirittura in carrozzina in pista per molte mattine, è riuscito a dormire a malapena qualche ora al giorno in tenda. "Finché le donazioni continueranno ad arrivare - spiegò negli ultimi giorni -, tutto questo dolore ne vale la pena".

Niente record del mondo, "solo" quello australiano

Il libro sulla corsa che ci ha colpito nel 2024, estrema, alle 6.17 di martedì 15 ottobre dall'utramaratoneta greco, il leggendario Yiannis Kourous, che impiegò 10 giorni, 10 ore, 30 minuti e 36 secondi.

Ma il venticinquenne ha battuto quello australiano di Bryan Smith alla Nanango 1000 Mile Track Race del 1998, impiegando mezza giornata in meno.