Chiunque può essere vittima di questo tipo d’infortunio, sia l’atleta di livello olimpico sia l’amatore che corre 2-3 volte alla settimana. La frattura da stress si verifica infatti quando s’instaura uno squilibrio fra le sollecitazioni meccaniche della corsa e la capacità dell’osso di sopportarle. Può interessare sia la parte esterna delle ossa lunghe, delle vertebre e delle ossa del tarso (osso compatto della corticale), sia la parte interna delle stesse (osso spugnoso trabecolare). Nel runner sono maggiormente colpite da fratture da stress le ossa del bacino, il femore, la tibia e il perone e, meno, le ossa del piede (calcagno, scafoide, metatarsi).

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Ci sono diversi fattori che concorrono, o possono concorrere, a generare una frattura da stress. Tra quelli estrinseci figurano il brusco aumento della frequenza, della durata e dell’intensità degli allenamenti (compreso l’inizio della pratica della corsa o la ripresa degli allenamenti dopo un infortunio); la mancanza di periodi di riposo e scarico nella preparazione; l’uso di un paio di scarpe da running per più di 6 mesi (dopo 800 chilometri il potere ammortizzante dell’intersuola si riduce del 50%).

Fra i fattori intrinseci vi sono la conformazione dell’osso (ad esempio la presenza di tibia vara, caratterizzata dalla variazione di curvatura dell’osso, aumenta il rischio di microfratture) e la debolezza del tricipite surale nel polpaccio, l’eccessiva pronazione, nonché l’adduzione dell’anca al momento dell’appoggio del piede al terreno, che accrescono lo stress sulla tibia.

Anche le donne che soffrono della triade atletica o di osteoporosi sono soggetti a rischio: l’amenorrea e gli squilibri alimentari e ormonali sono un terreno fertile per questo tipo d’infortunio, tanto che l’incidenza delle fratture da stress è pari al 54% nelle atlete con amenorrea e al 17% nelle atlete con ciclo irregolare.

MANIFESTAZIONE SUBDOLA

La microfrattura è un infortunio subdolo e i sintomi possono variare. Di norma, inizialmente il dolore compare alla fine dell’allenamento, per poi manifestarsi durante la corsa e anche a riposo. Raramente si presenta acutamente durante una corsa. Spesso è difficoltoso rimanere in appoggio su un solo piede e in alcuni casi il dolore è acutissimo alla pressione sull’osso. L’errore più grave che si può commettere è quello di coprire i sintomi con l’assunzione di farmaci antinfiammatori per continuare a correre: nel caso di una frattura da stress del femore questa scelta può addirittura portare alla sua frattura completa!

NON SOLO RADIOGRAFIA

Lo studio radiologico delle fratture da stress è complesso. Normalmente la radiografia è negativa per molte settimane (almeno tre), ovvero sino a che non compaiono alcuni indicatori di questo tipo d’infortunio (infrazione della corticale o addirittura reazione ossea periostale). La risonanza magnetica nucleare (RMN) è invece in grado di evidenziare anche la più iniziale sofferenza dell’osso ed è diventata lo standard di questa diagnostica radiologica, anche per seguire nel tempo l’evoluzione della frattura. La tomografia computerizzata (TC) evidenzia in modo netto l’interruzione della corticale dell’osso ma ha un limite nell’elevato carico di radiazioni a cui sottopone l’atleta. La scintigrafia ossea, un tempo molto usata, attualmente ha perso importanza per le stesse problematiche e la scarsa specificità.

Nelle piccole ossa del piede l’ecografia permette spesso a un bravo radiologo di evidenziare meglio il problema che con le altre metodiche radiologiche. Detto questo, il consiglio è quello di rivolgersi sempre a un radiologo esperto in questo tipo d’infortunio, altrimenti si corre facilmente il rischio d’incorrere in falsi negativi (lastra negativa ma frattura in corso!).

GUARGIONE IN TEMPI LUNGHI

La terapia richiede innanzitutto il rispetto di un periodo di riposo dalla corsa, che è variabile da alcune settimane ad alcuni mesi a seconda della localizzazione (anche da 6 a 8 mesi per lo scafoide tarsale). Può essere indicato l’utilizzo di stampelle, di un tutore, di un walker boot (speciale gambaletto rigido di sostegno) o di un apparecchio gessato. L’assunzione di calcio e vitamina D va associato all’applicazione di campi elettromagnetici pulsati per alcune ore al giorno e per alcune settimane, o, in casi selezionati, all’applicazione di onde d’urto. Quando la consolidazione della frattura non avviene dopo mesi (pseudoartrosi) o è evoluta in una franca frattura dell’osso, è indicato l’intervento chirurgico di osteosintesi (ad esempio nel caso del quinto metatarso).

In generale si deve prestare la massima attenzione ai dolori localizzati nell’anca, perché le fratture da stress del collo del femore sono le più gravi e possono portare a serie conseguenze nella vita quotidiana.

PER NON PERDERE LA FORMA

Come detto, la guarigione di una frattura da stress richiede molte settimane o mesi, ed è quindi importante per un runner cercare di mantenere la condizione cardiovascolare e di tono trofismo muscolare durante questo lungo periodo. Allo scopo si possono praticare sport alternativi come il ciclismo e il nuoto. Molto efficace è anche la corsa in acqua, che consente di mantenere buoni valori di VO2max, soglia anaerobica, forza nelle gambe e discrete performance sino ai 5 km per almeno 4-8 settimane. Attrezzature più sofisticate e costose come il tapis roulant antigravitario sono disponibili in pochi centri di riabilitazione e presso squadre professionistiche.

COME EVITARE IL PROBLEMA

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Prevenire le fratture da stress non è semplice, ma nemmeno impossibile. È vero che mi è capitato di vedere una frattura da stress in chi aveva cominciato a correre da soli tre giorni, ma molte volte basta un po’ di attenzione o di buon senso.

Ad esempio ne ho riscontrato una in un’atleta olimpica che gareggiava con scarpe ormai usurate («Erano comode!», si è giustificata), in un runner che aveva tolto il plantare che gli era stato correttamente prescritto per un piede cavo, in un altro che aveva deciso di correre un trail di 100 chilometri senza avere neppure l’allenamento per correre una 10K! La gradualità nei carichi e il buon senso nella gestione degli allenamenti e dell’attrezzatura sono come sempre il cardine della prevenzione.

Le donne con alterazioni del ciclo o in menopausa devono comunque stare particolarmente attente ed eseguire sempre la MOC femorale e vertebrale nel caso di una frattura da stress dell’osso spugnoso. Se invece stai muovendo i primi passi nel mondo della corsa, lascia perdere il “fai da te” e segui le semplici e pratiche tabelle di Runner’s World che ti assicurano una giusta progressione nei carichi di allenamento, fondamentale per prevenire questi infortuni nei principianti.