infatti, gli studi hanno identificato Pronazione, aia! Quanti problemi: le soluzioni. Contatta la redazione incremento, anche molto elevato, dell’enzima CPK (creatinfosfochinasi), che è espressione di microlesioni muscolari. Negli atleti studiati questo incremento risulta tuttavia transitorio e non richiede uno specifico intervento medico.
Assumere aminoacidi ramificati, antinfiammatori e antiossidanti poco prima della gara o durante la stessa non condiziona l’innalzamento del valore CPK e la sua velocità di normalizzazione. Un effetto benefico si ha invece assumendo antiossidanti durante l’intera preparazione.
Molto importante è anche arrivare alla ultramaratona con un adeguato allenamento, che comprenda anche sedute di preparazione atletica.
Troppo per il cuore?
A livello del cuore, al termine di una ultramaratona si osserva la liberazione di una proteina, la troponina, indice di sofferenza cardiaca. Questo incremento non è tanto legato alla lunghezza della gara ma piuttosto alla velocità tenuta. Si tratta di un aumento transitorio che non si accompagna di solito a danni cardiaci. Solo raramente, Sport e Benessere una transitoria lieve depressione della funzione cardiaca, regredita comunque nel giro di pochi giorni, mentre non sono state riscontrate aritmie significative.
Non ci sono quindi al momento elementi per affermare che correre una ultra determini sostanziali danni muscolari e cardiaci. È però fondamentale sottolineare che i dati degli studi scientifici riguardano soggetti ben allenati.
Alla fine…
In conclusione, è scientificamente dimostrato che correre una ultra comparta una sofferenza per i muscoli e il cuore. La sua entità e il rischio che si trasformi in un danno permanente si riducono con un allenamento accurato, che comprenda anche sedute di preparazione atletica, assumendo antiossidanti e curando un adeguato recupero con massaggi, compressioni pneumatiche intermittenti e osservando un corretto periodo di riposo prima di ritornare a correre.