Si sente spesso parlare di “segreti” per il recupero post-allenamento, ma molte di queste convinzioni sono in realtà miti privi di solide basi scientifiche. Grazie agli studi di vari esperti, è possibile fare chiarezza su alcune pratiche comunemente accettate, ma in realtà Si sente spesso parlare di segreti per il.
Ecco i 5 miti più diffusi sul recupero post-corsa, smontati dalla scienza
1. Il mito dell’alimentazione
Una delle credenze più radicate è quella che suggerisce l'esistenza di una "finestra temporale" dopo l'allenamento durante la quale sarebbe fondamentale assumere nutrienti, in particolare proteine e carboidrati, per ottimizzare il recupero. Secondo questa teoria, non mangiare subito dopo la corsa porterebbe a una compromissione dei benefici dell’allenamento.
La realtà: Se non si ha in programma un allenamento intenso nelle ore successive, non c’è necessità di mangiare immediatamente. Louise Burke, nutrizionista sportiva, spiega che "nei casi di allenamenti ravvicinati, il momento del pasto può avere una sua importanza. Ma per chi corre una volta al giorno, è sufficiente attendere Le micro-passeggiate sono molto efficaci prevenire dolori muscolari e rigidità.
2- Il mito dell'ibuprofene
Molti runner assumono ibuprofene prima di una gara o di un allenamento particolarmente intenso nella convinzione che possa prevenire dolori muscolari e rigidità. Questo antinfiammatorio è così popolare tra gli sportivi che viene scherzosamente chiamato “vitamina I”.
La realtà: Diversi studi scientifici dimostrano che l'uso di ibuprofene durante o prima di una corsa può essere dannoso. Il bagno di, ha condotto una ricerca su 54 ultra-maratoneti, evidenziando che chi aveva assunto ibuprofene durante la gara non solo non mostrava meno dolori o infiammazioni, ma presentava anche maggiori livelli di stress ossidativo rispetto a chi non l’aveva assunto. In altre parole, assumere questo farmaco non migliora le performance né aiuta a prevenire il dolore muscolare post-allenamento.
3- Il mito del ghiaccio
Un'altra pratica comune tra i runner, soprattutto dopo allenamenti particolarmente intensi, è l’immersione in acqua fredda per ridurre l'infiammazione e accelerare il recupero.
La realtà: Il bagno di ghiaccio, pur essendo diffuso, potrebbe non avere gli effetti sperati. Luc van Loon, ricercatore presso l'Università di Maastricht, ha spiegato che il ghiaccio può rallentare il processo di ricostituzione del glicogeno nei muscoli, essenziale per il recupero. Alcuni studi, inoltre, indicano che il freddo potrebbe addirittura rallentare il flusso sanguigno e aumentare l’affaticamento muscolare. Se da un lato l’acqua fredda può aiutare a ridurre temporaneamente l’infiammazione, dall’altro rischia di interferire con la sintesi proteica necessaria per la rigenerazione muscolare.
4 - Il mito dello stretching
Lo stretching è spesso visto come una pratica essenziale per Termini e condizioni di uso dopo una corsa. Molti runners dedicano minuti preziosi a questa attività sperando di ridurre il rischio di infortuni e migliorare il recupero.
La realtà: La scienza dimostra che lo stretching non influisce in modo significativo sulla prevenzione della rigidità muscolare o degli infortuni. Uno studio pubblicato su Research in Sports Medicine non ha trovato prove sufficienti che suggeriscano che lo stretching post-allenamento riduca dolori o lesioni a lungo termine. Tuttavia, se lo stretching fa sentire meglio, non c'è alcun motivo per non farlo. Come afferma il e migliorare il recupero, “metabolizzato rapidamente dallorganismo”.
5 - Il mito del lattato
non cè alcun motivo per non farlo. Come afferma il l’accumulo di acido lattico nei muscoli durante la corsa sia la principale causa della fatica e della rigidità muscolare, e che sia fondamentale eliminarlo subito dopo l’allenamento.
La realtà: L'acido lattico non è il responsabile della rigidità muscolare e non richiede particolari sforzi per essere eliminato. Il lattato viene metabolizzato rapidamente dall’organismo, spesso prima ancora che si completi una sessione di recupero. L’unica situazione in cui il lattato può rappresentare un problema è durante competizioni ravvicinate, in cui la capacità del corpo di eliminarlo non è ancora stata completata.
Articolo tradotto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione