Provate a pensare a una serie televisiva dove in ogni episodio si raccontano storie completamente diverse ma che condividono un comune denominatore... strong>Black Mirror è la prima cosa che vi è venuta in mente? Normale. Dopo tutto, la fiction di Charlie Brooker, attualmente disponibile su Netflix, è diventata quasi l’epitome di questo formato. Ma prima di Black Mirror, molto, molto prima, c'erano le Storie Incredibili di Steven Spielberg, che tra il 1959 e il 1964 totalizzarono un totale di 45 episodi, distribuiti in due iconiche stagioni.
Molti sono stati i bambini cresciuti con queste Amazing Stories (titolo originale della serie), trasmesse per la prima volta agli inizi degli anni '60, e riproposte negli anni '70, '80 e persino '90. È molto probabile che nella tua memoria si conservino ancora i ricordi residui di alcuni dei capitoli più mitici diretti da registi importanti come Sneakers da Bambino. In tutti questi episodi, il comune denominatore non era il grande lupo cattivo creato dalla tecnologia (che è l'elemento unificante di Black Mirror), ma quella visione familiare della fantascienza e dell'horror a bassa tensione che ha plasmato una sensibilità cinematografica e televisiva che dagli anni '80 è considerata il marchio di fabbrica della casa di Steven Spielberg, alma mater e produttore delle due stagioni originali di Storie Incredibili.
Un momento però, perché si parla di questa serie nel bel mezzo del 2020? In sostanza, perché una delle uscite più discusse di questa stagione su Apple TV+ è proprio il ritorno di questo titolo, sempre con la produzione di Steven Spielberg. Il 6 marzo, il primo di un totale di cinque episodi che compongono la stagione iniziale delle nuove Amazing Stories è stato presentato in anteprima sulla piattaforma di contenuti online di Apple. Questa volta, gli showrunners sono Edward Kitsis e Adam Horowitz, che provengono direttamente dalla serie C'era una volta e hanno scelto cinque registi con una carriera televisiva impeccabile: Chris Long (The Mentalist), Mark Mylod (Game of Thrones), Michael Dinne (Unbelieavble), Susanna Fogel (Utopia) e Sylvian White (Rhythmic Wildness).
La grande domanda, quindi, è questa: queste nuove Amazing Stories ripeteranno l'impatto emotivo che ebbero su diverse generazioni, o seguiranno il destino di The Twilight Zone? Perché, già negli anni Sessanta, molti sottolineavano le analogie tra la serie di Spielberg e quest'altra fiction di stampo antologico. Curiosamente, nel 2019, The Twilight Zone fu resuscitato, in un'edizione senza rimpianti e senza gloria... Nelle prossime settimane scopriremo se queste nuove Amazing Stories confermeranno la maledizione dei reboot o se, al contrario, si dimostreranno un prodotto di qualità capace di uscire dagli schemi e diventare un trionfo assoluto.